Trasferta, distacco e trasferimento del lavoratore: quali sono le differenze?

trasferta aziendale dei dipendenti
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Quali sono le differenze tra trasferta, trasferimento, distacco del lavoratore?
Con la globalizzazione e l’espansione sui mercati esteri, sempre più aziende si avvalgono della possibilità di poter trasferire più o meno temporaneamente un proprio dipendente.
La sede del lavoro non è immutabile e pertanto può subire variazioni a seconda della convenienza o delle opportunità del mercato.
Ma quali sono le modalità di trasferimento e come differiscono tra loro?

Trasferta, trasferimento, distacco: le differenze

  1. La trasferta è una variazione temporanea del luogo di lavoro (fuori dal comune). Prevede sempre il rientro in sede del lavoratore. Nella trasferta non vi è necessità di consenso da parte del lavoratore, proprio perché è una situazione temporanea e, spesso, neanche prevedibile al momento dell’assunzione.
  2. Il distacco è sempre un mutamento del luogo di lavoro ma prevede la messa a disposizione dei lavoratori a un altro soggetto per l’esecuzione di un progetto o attività lavorativa. Anche per il distacco il lavoratore non può rifiutarsi.
  3. Il trasferimento, invece, è diverso poiché presume un cambio di sede permanente. In questo caso, il lavoratore non può essere trasferito da un’unità produttiva a un’altra se non per comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive: in assenza di esse il trasferimento non è valido. Se vi sono le condizioni il lavoratore può rifiutarsi. Questo può accadere, ad esempio, se deve assistere un parente disabile o l’unità nuova è troppo lontana dalla sua residenza. In caso di dimissioni per rifiutato trasferimento al lavoratore spetta la NasPi.

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