Il dipendente negligente potrebbe essere chiamato a risarcire il datore di lavoro, anche se non viene sanzionato internamente.
Questo è quanto emerge dalla decisione 27940/23 della Corte di Cassazione.
Secondo la sentenza, le procedure disciplinari e le azioni per il risarcimento danni sono due questioni distinte.
In altre parole, un datore di lavoro può decidere di non avviare un procedimento disciplinare, ma potrebbe comunque intraprendere azioni legali per richiedere un risarcimento danni. Questo potrebbe consentire all’azienda di recuperare eventuali perdite economiche dovute alla negligenza del dipendente.
Il caso: la sentenza della Cassazione
Un caso specifico illustrato coinvolge un dirigente di filiale di una banca che non aveva diligentemente custodito i documenti di un cliente aziendale che aveva ottenuto un prestito. In seguito al fallimento della società e alla mancanza del contratto nella cassaforte, la banca non poteva partecipare alle passività.
È importante notare che, ai fini del risarcimento, è irrilevante se la banca ha o meno avviato una procedura disciplinare nei confronti del lavoratore.
Ciò è dovuto al fatto che la condotta negligente del dipendente viola chiaramente i suoi doveri di fedeltà e diligenza, legittimando una richiesta di risarcimento.
Allo stesso modo, non ha rilevanza il fatto che la banca abbia approvato il prestito e assunto il rischio. L’assenza del documento contrattuale impedisce il recupero del credito.
In sintesi, la questione del licenziamento in casi di negligenza è complessa.
Pertanto, è sempre consigliabile consultare un consulente del lavoro per una valutazione accurata della situazione e delle opzioni disponibili.